
Nacque a Ozzano Monferrato nel 1921 da Pietro ed Emma Deregibus (nativa di Sala Monferrato). Trasferitosi con la famiglia a Casale, fu garzone in una panetteria. Chiamato alle armi nel 1941, venne mandato in un reparto del Genio per Guardia alla Frontiera, in Francia, dove raggiunse il grado di sergente. Dopo l’armistizio del 1943 tornò in patria e si rifugiò in Valsusa, aggregandosi alle prime bande partigiane spontanee. Si distinse subito in varie azioni di guerriglia contro le forze nazifasciste. Nell’inverno 1943-44 passò in Monferrato, dove costituì una delle formazioni partigiane più prestigiose per coraggio e capacità operativa: la VII Brigata “Matteotti” (I Divisione “Italo Rossi”), meglio nota come “banda Tom”, dal nome di battaglia di Olearo. La zona di operazioni della banda si estendeva dal Casalese al Monferrato astigiano e le azioni più eclatanti si svolsero contro i treni della linea Asti-Casale, danneggiando in più punti la ferrovia che alla fine fu resa impraticabile. “Tom” e i suoi uomini agirono in stretto contatto con le altre bande partigiane operanti in zona: la “Lenti”, la banda autonoma del famoso “Tek-Tek” (Luigi Acuto, di Grana), le “Garibaldi”, oltre alla missione americana “Youngstow” di stanza a Santa Maria di Moncalvo. Il 12 gennaio 1945, un’azione contro le carceri di Casale per liberare la mamma di “Tom” che vi era tenuta prigioniera nella speranza di avere da lei qualche informazione sul figlio fallì e la banda tornò nella sua sede, in una cascina di Casorzo. Raggiunti da un reparto della Guardia Nazionale Repubblicana e della locale Brigata Nera, i partigiani furono catturati e costretti a percorrere vari chilometri a piedi, nella neve, legati con catene e filo di ferro. Portati nella carceri di Casale, furono interrogati, torturati e costretti a sfilare per la città a piedi nudi nella neve: al collo di Olearo fu posto un cartello con la scritta di dileggio “Ecco i leoni di Tom”. Alla fine vennero portati nella cittadella e qui fucilati, “Tom” con altri 12 compagni: Giuseppe Augino, 22 anni, Enna; Alessio Boccalatte, 20 anni, Casale; Aldo Cantariello, 19 anni, Alessandria; Luigi Cassina detto Ginetto, 25 anni, Casale; Giovanni Cavoli detto Dinamite, 34 anni, Solero; Albert Harbyohire (ufficiale aviatore inglese), 31 anni; Giuseppe Maugeri, 23 anni, Siracusa; Remo Peracchio, 21 anni, Montemagno; Boris Portieri, 17 anni, Genova Giuseppe Raschio, 21 anni, Alessandria; Luigi Santambrogio detto Gigi, 17 anni, Casale; Carlo Serretta detto Scugnizzo, 17 anni, Casale. Compiuta l’esecuzione, i corpi furono lasciati insepolti per due giorni nel fango e nel gelo, a monito per la popolazione civile e per gli altri partigiani.
Alla memoria di Antonio Olearo fu poi conferita la Medaglia d’oro al V.M. con questa motivazione: «Subito dopo l’armistizio, con fedeltà e con decisione, intraprendeva la lotta di liberazione. Presto dimostrava di possedere brillanti doti di organizzatore e di animatore, capacità, decisione e coraggio esemplari e veniva così eletto comandante di una Brigata di partigiani. Per molti mesi conduceva attività ed ardimentosa guerriglia nel territorio di Casale Monferrato recando grave danno al traffico ed al prestigio degli occupanti tedeschi. Particolarmente si distingueva durante il duro combattimento di San Desiderio contro preponderanti forze quando, visto un suo portaordini cadere ferito in mani avversarie, si slanciava avanti da solo affrontando il nemico con temeraria audacia, sorprendendolo e riuscendo, benché a sua volta seriamente ferito, a riportare in salvo il suo uomo. Sanguinante continuava poi sino a notte a dirigere la lotta. Nel gennaio 1945, caduto prigioniero in un’imboscata, manteneva fiero contegno di fronte a brutali, pubbliche sevizie, ed affrontava da valoroso il plotone di esecuzione al grido di: “Viva l’Italia”.» Casale Monferrato, settembre 1943 – 15 gennaio 1945.
Alessandro Allemano